Come nasce l’Antiquarium
Nella canonica di Sant’Appiano si trova un piccolo museo archeologico con reperti di epoca Etrusca e Romana. Fra il 1907 e il 1910, a seguito di lavori agricoli nella zona di San Martino ai Colli furono rinvenute alcune tombe etrusche “a camera” da cui proviene la maggioranza dei materiali archeologici dell’antiquarium, altre sono provengono da due tombe etrusche scoperte nel 1973.
Le opere sono di qualità artistica notevole e riguardano un arco temporale che va dall’VIII al II secolo a.C. Di particolare interesse sono il gruppo di urne cinerarie di epoca ellenistica in alabastro, che invitano il visitatore a calarsi nell eusanze e nei riti legati alla vita e alla morte, e le ceramiche databili tra il VI e il V secolo a. C. in alcuni casi decorate con scene mitologiche.
Quando è aperto l’Antiquarium
L’Antiquarium è aperto tutti i sabati dalle 16 alle 18.30, dal 15 aprile al 15 ottobre grazie ai nostri volontari.
È possibile organizzare visite in orari e giorni differenti in base alla disponibilità degli associati, contattandoci direttamente via mail info@summofonte.org o 349 4341608
Il giallo del Santo senza nome
Lo spettacolo
“Nel 1605 Don Francesco Muzzi da Poggibonsi decise di rinnovare l’altare maggiore della pieve di Sant’Appiano secondo i dettami della Controriforma. Per questo si dovevano traslare le reliquie custodite al suo interno, e furono convocati i priori delle chiese suffraganee, due muratori, qualche testimone laico e l’artista responsabile della realizzazione del nuovo altare.
Tutto fu condotto con scrupolosa religiosità: si attese il vespro e si intonò intonata la preghiera di rito, ma non appena fu spostata la mensa dell’altare, la cassa di legno intarsiato avvolta in un candido panno di lino si annerì e subito si polverizzò.”
Spettacolo di Francesco Mattonai, a partire da una ricerca sui testi di Alice Chiostrini e Giacomo Cencetti. Lo spettacolo è stato realizzato con il finanziamento del Comune di Barberino Tavarnelle
La pieve di Sant’Appiano
La tradizione vuole che Appiano sia stato l’evangelizzatore della valle tra il III ed il IV secolo d.C. e in effetti Sant’Appiano è una delle più antiche pievi della Valdelsa.
Oggi, l’edificio si distingue per i suggestivi resti dei pilastri del Battistero esterno alla chiesa e già dalla facciata della Chiesa si possono facilmente riconoscere vari interventi edilizi che attestano le tante fasi storiche attraversate da questo luogo di culto.
Oggi l’edificio è circondato da un folto cipresseto che ne impedisce una visione completa da lontano, fatta eccezione per il campanile. Originariamente, invece, doveva essere ben visibile e prominente sulla collina, ben riconoscibile grazie agli intonaci colorati (giallo, ocra, arancio) che caratterizzavano gli elementi architettonici dell’XI secolo.
La pieve di Sant’Appiano era spesso meta di pellegrinaggi di fedeli, che si recavano a venerare il corpo dell’omonimo evangelizzatore, gelosamente custodito in chiesa nel suo letto funebre e trasportato una volta l’anno (il 9 di novembre) in solenne processione intorno all’ameno colle del paese.
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Il Greenman di Sant’Appiano
Nel medioevo queste zone erano intensamente frequentate da viandanti, mercanti, pellegrini, soldati e cavalieri. La strada che passava dalla pieve di Sant’Appiano era una delle direttrici che conducevano alla Via Francigena e ai maggiori centri abitati, come Firenze, Siena e Volterra.
La pieve era il centro direzionale, il fulcro della vita civile e religiosa delle campagne circostanti. Vi si svolgevano le cerimonie più importanti, come il battesimo, che veniva celebrato nel battistero romanico, crollato nel 1805 a causa di un terremoto e del quale rimangono i pilastri di fronte alla facciata della chiesa.
Pagina realizzata in co-progettazione con il Comune di Barberino Tavarnelle