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leggende locali
Se cercate una storia particolarmente adatta ad essere raccontata seduti a sera attorno al focolare per impressionare i presenti e tener buoni i più piccoli, questa fa al caso vostro.
Una storia di paura
In certe notti particolarmente buie, meglio se di luna nuova, nelle campagne intorno a Barberino, vicino ai casolari, nelle case isolate o nelle vie poco illuminate, potreste sentire una presenza attorno a voi, che guarda e scruta dal buio i vostri movimenti. La sua presenza è sempre accompagnata da un lumicino, un fuoco spontaneo che si muove all’orizzonte e si avvicina sempre più.
Attenti alle culle dei bambini, attenti a non restare soli, potresti trovarvi alla presenza del Chito! L’anima dannata di un brutale contadino e cacciatore vissuto nei paraggi.
I fatto di sangue alla base della tradizione
Il Chito è stato un uomo in carne ed ossa vissuto a cavallo tra il XVIII e XIX secolo in una torre situata su un poggio a pochi chilometri sia da Barberino val d’Elsa che dal Castello di Tignano, che da lui prende il nome: la Torre del Chito.
Il suo nome, verosimilmente, era Giambattista Chiti, detto Giambatta Chiti e poi i’Chito. Era un uomo burbero ossessionato dal far rispettare i confini della sua proprietà e pare vivesse in una di quelle case poderali con torre annessa, tipiche del paesaggio toscano.
Certe volte descritto come un orco, una tarda sera ebbe a che ridire con un ombrellaio proveniente da Poggibonsi che transitava in direzione Tignano facendo della proprietà del Chito una scorciatoia. I due battibeccarono, il Chito difendeva il proprio confine e arrivò a minacciare l’ombrellaio. Gettò il suo cappellaccio a terra e lo sfidò a superarlo. Quando l’ombrellaio col suo barroccio lo fece, il Chito lo aggredì. Repentino dagli ombrelli spuntò un fucile dal quale l’ombrellaio sparò un colpo. Così il Chito morì.
Fu sepolto, come sua ultima volontà in pieno bosco, e non in un cimitero. Il luogo fu scelto seguendo questa sua indicazione: “Né vicino, né lontano, da non sentire le campane di Tignano. Né lontano, Né vicino, da non sentire le campane di Barberino!”
Gli avvistamenti del Chito
Da allora il fantasma non dà pace a chi transita per quella strada, forse ancora nel tentativo di difendere il proprio confine, col passare dei secoli pare si spinga sempre più lontano. C’è chi lo ha percepito sul proprio carro, chi lo ha sentito nel bosco, chi lo ha scoperto accanto alla culla del proprio bambino. Addirittura chi lo ha visto pescare assieme al Cinatti, altro fantasma tignanese. Sembra addirittura che negli anni ‘60, durante i lavori per la realizzazione dell’Autopalio (strada Siena – Firenze) una ruspa si fosse dovuta fermare perché avrebbe disturbato la tomba del Chito. L’operaio raccontò la terrificante visione del fantasma che lo aveva costretto ad abbandonare il cantiere.
Una particolare chiave di lettura
Come tutte le storie locali, anche quelle di paura, incarnano sensazioni reali di chi abita quei territori. Tutto sta nella natura della Torre abitata dal Chito. Una costruzione di origine medievale all’interno del territorio controllato dalla città di Siena ( a tutt’oggi è ancora in provincia di Siena). Ci troviamo infatti proprio dove il confine senese si incunea nel territorio di Firenze come un’enclave. Da quell’avamposto si controllavano i movimenti del castello fiorentino di Barberino Val d’Elsa.
La figura del Chito, al di là del suo caratteraccio, rispecchia la reale ossessiva difesa di un confine che per secoli ha attanagliato chi ha vissuto nei paraggi: le due città rivali di Firenze e Siena nel medioevo si osservavano minacciose da avamposti, guardinghi castelli contrapposti sui confini, al punto che quel confine poco lineare è rimasto anche nel delimitare le attuali rispettive provincie.
“Attento! I’ Chito ti guarda”
Fino a qualche decennio fa, ai bambini di Barberino Valdelsa, per faarli star buoni, si diceva “Occhio, i’ Chito ti guarda!”. I genitori intendendo il fantasma, tenevano in vita anche una paura ben diversa, quella della “città nemica” che spaventava i propri avi.
Così, come avviene per i culti locali, anche in tali leggende di paura si possono immaginare sovrapposizioni, racconti provenienti da differenti generazioni attraverso i secoli e stratificati l’uno sull’altro.
Come il caratteristico paesaggio, fortemente modificato nei secoli, parla delle trasformazioni vissute dall’uomo anche le storie da veglia serale lasciano intravvedere stati d’animo secolari della comunità.
Oltre alle storie di poeti e santi, anche la figura del Chito viene evocata nei racconti che fanno parte della visita narrativa “Barberino Nascosta”
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Se qualche lettore avesse ulteriori notizie o fonti orali da raccontare. Oppure informazioni per correggere quanto scritto sopra saremo lieti della collaborazione. Naturalmente de qualcuno avesse notizia del fantasma ci avverta!
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