Percorrendo una delle strade che da Barberino scende verso la val d’Elsa si può costeggiare il pianoro su cui si trova il paese di Sant’Appiano, con la sua pieve, una delle più antiche della zona, databile intorno al 900 d.C.
Salendo la scalinata che porta fin sul sagrato davanti alla chiesa si accede a un luogo suggestivo e per certi versi enigmatico, come i quattro pilastri in pietra che rimandano a una costruzione ormai scomparsa, un tempo posta davanti alla facciata della chiesa: punto di riferimento per la comunità prima ancora della costruzione della pieve stessa.
Nella facciata della Chiesa si possono facilmente riconoscere vari interventi edilizi che attestano le tante fasi storiche attraversate da questo luogo di culto, che trovano riscontro anche all’interno, nei due colonnati interni, eredità di due diversi periodi di architettura romanica.
Visite alla pieve di Sant’Appiano
La pieve è consacrata e raccoglie la comunità dell’omonima frazione e dei dintorni.
La parrocchia, in accordo con la ProLoco Barberino V.E. Gruppo Archeologico Achu, rende possibile la visita all’interno il sabato pomeriggio e la domenica mattina prima delle funzioni religiose.
Orario per le visite: sabato 16,30 – 18,30 e domenica 11,00 – 11,50
Periodicamente l’associazione organizza visite guidate alla Pieve e al piccolo Antiquarium archeologico posto nella canonica e che gestisce direttamente, con lo scopo di far conoscere uno degli gioielli monumentali del territorio.
Il santo della tradizione
La tradizione vuole che il paese e la pieve debbono il loro nome ad Appiano, che sarebbe stato l’evangelizzatore della valle tra il III ed il IV secolo d.C.
Non esiste una documentazione ufficiale su di lui, ciò a portato a credere che Sant’Appiano sia la volgarizzazione di Santa ad planum (ovvero “Le cose sante sul monte”), ma ci sono anche diversi indizi che indicano la sua probabile esistenza storica, in particolare il ritrovamento, poco dopo il 1500, di una sepoltura sotto l’antico altare della pieve. Anticamente solo figure di grande importanza spirituale per la comunità avevano questo onore. Le ossa ritrovate e ricomposte, identificate come quelle di Sant’Appiano nel XVI secolo, sono custodite e visibili nella chiesa.
Sempre secondo la tradizione Appiano sarebbe stato un pescatore ligure che convertitosi al cristianesimo avrebbe iniziato a evangelizzare la sua gente, ma costretto a fuggire, si sarebbe diretto a sud, prima lungo la costa e dopo nell’entroterra dell’allora Toscana.
Giunto su un colle all’epoca chiamato Monteloro, dove probabilmente già esisteva una comunità devota a una divinità romana, si stabilì e continuò la sua opera di conversione. Lì rimase fino alla morte e fu dichiarato Santo dalla sua comunità che da allora lo venera e cambiò il nome del colle in Sant’Appiano.
Un Battistero quasi come a Firenze
Le quattro colonne antistanti alla Pieve risultano essere l’eredità del primo luogo sacro cristiano costruito sul colle, ovvero un battistero ottagonale, con un’ampia vasca al centro, che nei primi secoli svolgeva anche il ruolo di chiesa parrocchiale. Con la costruzione della Pieve perse di importanza, pur restando a disposizione della comunità, finché dopo mille anni, nel XVIII secolo fu abbattuto in seguito a un terremoto che lo aveva seriamente danneggiato.
All’interno della pieve si può ancora vedere, inglobata nel muro, una pianta dell’antico edificio.
Dagli studi d’archivio e archeologici si è potuto vedere come la disposizione e la vicinanza tra Pieve e Battistero sia molto simile a quella presente in piazza del Duomo a Firenze.
La più antica lapide di un cavaliere è nella pieve di Sant’Appiano
Nell’antichità a nessuno era concesso di avere una lapide tombale nell’interno di una chiesa, neanche a un cavaliere. La prima eccezione in Toscana, avvenne proprio a Sant’Appiano.
Infatti, entrando in chiesa, sul lato desto, poco distante dall’altare si può vedere chiaramente la tomba di Gherarduccio Gherardini. Si tratta di una lunga lastra su cui è scolpita la figura di Gherarduccio nella sua interezza, vestito con la sua armatura di cavaliere. Un reperto affascinante anche per il suo buon stato di conservazione.
Gherarduccio Gherardini era signore delle terre intorno a Vico e Linari, paesi che si affacciano sulla val d’Elsa, che aveva fatto della sua indipendenza sia da Firenze, che dall’Imperatore, il suo marchio distintivo.
Spesso scendeva in battaglia per difendere la sua indipendenza e vigilava su i suoi territori, tra cui Sant’Appiano, per il quale aveva, forse, una predilezione, al punto che quando morì, nel 1331, suo figlio Berto, allora pievano, si impegnò a farlo tumulare sotto la chiesa e a porre la lapide ancora oggi visibile.
La storia della famiglia Gherardini, legata a Sant’Appiano, ha avuto molte diramazioni che hanno portato alcuni parenti di Gherarduccio prima in Inghilterra e Irlanda, dove il loro nome fu cambiato col gaelico Fitzgeral, fino a giungere alla presidenza degli Stati Uniti d’America.
Antiquarium Archeologico di Sant’Appiano
Nella canonica di Sant’Appiano si trova un piccolo museo archeologico con reperti di epoca Etrusca e Romana. La maggioranza dei materiali archeologici, osservabile all’interno delle sale, proviene dalla necropoli etrusca di San Martino ai Colli (Barberino Tavarnelle).
I ritrovamenti testimoniano la presenza, fin dal VII secolo a.C., di famiglie etrusche con un buon tenore di vita. I corredi tombali mostrano una discreta qualità artistica, in particolare la ceramica e le urne scolpite in alabastro raffiguranti scene dai miti greci.
L’insediamento si trovava su una importante direttrice viaria dell’Etruria centrale e metteva in comunicazione l’entroterra tirrenico con l’area adriatica ed il nord.