Il calcare dell’acqua accompagna spesso gli aperitivi della val d’Elsa. Alcuni ospiti certe volte fanno notare la presenza di calcare sulla superficie del bicchiere, ma tale trascuratezza ha origini lontane. Nel centro della Toscana, proprio in terra di Semifonte, si trovano sorgenti di acqua molto dura, ne soffrono prima di tutto gli elettrodomestici e depuratori. Quindi, le goccioline bianche di calcare sulle superfici di bicchieri o posate non finemente lucidate trovano origine in una caratteristica di questo territorio.
Nella Divina Commedia, purgatorio XXXIII ter. 69, parla Beatrice rivolgendosi a Dante: “E se stati non fossero acqua d’Elsa – li pensier vani intorno a la tua mente…” (E se i pensieri vani intorno alla tua mente non l’avessero indurita come fanno le acque del fiume Elsa…). Quindi, Dante Alighieri già conosceva le problematiche legate alla inusuale durezza di questa acqua tanto da usarla come comune paragone nella sua commedia.
Il calcare dell’acqua d’Elsa è una caratteristica indicata dal Boccaccio nel De Montibus indica il principio per cui qualsiasi oggetto lasciato nel fiume dopo pochi giorni di ricoprirà di scorza di pietra. Praticamente si diceva che l’acqua pietrificava le cose.
Se capitate a cena su una delle numerose terrazze panoramiche, e volete fotografare il paesaggio specchiato o in trasparenza ad un calice di buon vino non inorridite della poca brillantezza del cristallo. Quei leggeri aloni bianchi rivelano l’autenticità della vostra foto in Val d’Elsa. Sono imperfezioni che ritrovate nella letteratura e nella storia di questi luoghi.